martedì 20 giugno 2017

Calachina University


Il 31 facciamo domanda per Rodello. La clinica riabilitativa “la Residenza” è un punto di riferimento in Piemonte, è “a conduzione ecclesiastica” ma convenzionata con la mutua. È il posto giusto per la mia riabilitazione. Poi inaspettatamente, come per tutti gli appuntamenti delle Molinette, arriva la fisioterapista per la prima seduta. Fa vedere a Giulia e Fabrizio degli esercizi da farmi fare durante la giornata. Mi mette su una sedia a rotelle. E comincio a girare e farmi portare in giro da Fabrizio, Giulia, mia mamma. 
Il primo giugno mi metto in piedi su un trespolo dove posso reggermi. È una gioia.
Faccio fisioterapia in piedi. È una gioia. Giulia sente il dottor Tatoni e si mette d’accordo per farmi spostare all’ospedale di Alba venerdì. Per me è una gioia saperlo. Nel pomeriggio arrivano a trovarmi Giovanna e più tardi Laura e Camilla, che è ancora nella sua pancia. È la prima visita extra familiare che ricevo, e mi commuovo. La sera conosco Renato che mi porta dell’origano da aggiungere alla mozzarella. Insomma… tutto al meglio.
Il 2 giugno la parola va meglio. Fisioterapia fai da te con mio fratello e Giulia. Riammetto mio padre, che sembra aver apprezzato la mia sincerità e sembra aver capito. In mattinata ricevo la visita di Meme e Laura e la Camilla. Meme è il mio testimone di nozze, e io il suo. Abbiamo condiviso la casa a Pavia per 4 anni.  La sera arriva Gino, assieme a Max.  
Chiedendo un supporto psicologico, che chiederò in tutti i posti dove sono stato, conosco la psicologa che mi seguirà anche successivamente quando torneremo a Torino, e con cui mi apro per la prima volta e le parlo della paura di morire. È la prima volta che affronto di petto questa paura, e ne parlo con qualcuno. Mi farà bene parlarne, e decido di continuare su questa strada anche con le altre figure professionali che incontrerò, di non tenermi dentro nulla e di aprirmi. Provo un grande sollievo.
Secondo incontro della giornata la logopedista, che si dice fiduciosa della mia ripresa e ci lascia degli esercizi da fare.
Il 3 giugno la mattina Giulia chiede alla dottoressa se hanno sentito Alba per il trasferimento. La risposta è che non sarà prima di lunedì. Capisce allora che non hanno sentito proprio nessuno. “Ho sentito personalmente il dottor Tatoni, dice che lui è di turno oggi, domani e domenica, lo accolgono anche nel week end se necessario, e volentieri”. È proprio una gran donna mia moglie. “Allora dopo il giro visite chiamiamo e organizziamo il trasporto”. Verso le 12 arriva la fisioterapista, una bella tipa che si dice fiduciosa e ci ispira fiducia. Ci lasciamo con degli esercizi da fare nel week end. Prima di andare ad Alba vengono le due dottoresse, quella della Figa Pelosa e l’altra, quella del “non si dicono le parolacce Prando”, sono con mio fratello, e sto aspettando la croce rossa con i sandali, le calze, sul letto (avrebbero fatto il cambio lenzuola di lì a poco). E questo è stata il dialogo:
Dottoressa: Prando, allora ci salutiamo
Io: e sì…
Dottoressa: Prando… ma con i sandali sul letto…
Io: tanto devono cambiare le lenzuola!
Dottoressa: sì ma… i calzini… solo gli inglesi mettono i sandali con i calzini!
Fabrizio: sì ma noi abbiamo origini inglesi…
- Capisco che, come faceva mio nonno con il fratello, parte la “perculata”… ci sto!
Io: si è vero nostra mamma…
Dottoressa: ah sì?
Fabrizio: sì!
Io: sì è di origini anglosassoni
Fabrizio: sì ha fatto anche l’università, a Calachina!
Dottoressa: ah sì?
Noi due trattenendo come solo noi Prando sappiamo fare una risata: sì!
Calachina, che è il paese dove hanno abitato gli altri nostri nonni, è famosa, appunto, per la sua università… un paese di montanari, pastori, e che si raggiunge solo a piedi!
Poi subito la croce rossa ed il trasporto ad Alba. Sono con mio fratello in croce rossa, un viaggio indimenticabile dove ho parlato tutto il tempo con lui e con il ragazzo della croce rossa, che si è pure commosso quando l’ho ringraziato perché “sei una persona speciale, fai stare bene la gente”. Arrivo ad Alba, dove mi accolgono infermiere, infermieri, e il dottor Tatoni, che saluto con la mano destra. L’ho mossa così, in barba all’ipotonicità. È stato il più bel momento della mia vita. Come quando mi sposai, mi risvegliai dall’operazione, mi misi in piedi, mossi la mano… Ci sono stati tanti “momenti più belli della mia vita”. Ogni volta era una rinascita, e ho avuto la sensazione che il mondo mi appartenesse. Non ho mai avuto il tempo di domandarmi “perché proprio a me, a noi”. Statisticamente si ha più probabilità di essere investiti da una macchina, di finire coinvolti in un incidente, piuttosto che ti trovino un tumore al cervello o in qualsiasi altro posto del tuo corpo, e anche in questo caso non è che sei spacciato, quanti a cui avevano dato un mese di vita e poi dopo 13 anni ti raccontano “pensa che a me avevano dato 1 mese di vita 13 anni fa, e ora sono ancora qui a lottare…” (Marco).
Durante i giorni a casa, dopo il matrimonio, tra questo e l’operazione, avevamo portato dei confetti al reparto di neurologia di Alba. Si ricordavano di questo bel gesto, e quindi tutti erano pieni di cure nei nostri confronti. Non solo per i confetti. Ma mi viene in mente un detto imparato da una signora conosciuta a Rodello, che tutte le volte che mi vedeva me lo diceva: “Un bel sorriso di bocca costa poco e tanto tocca”. Ed è vero. Io ero sempre sorridente. E ho continuato ad esserlo, fino ad oggi per lo meno. Che è il 26 luglio 2016 (20 giugno 2017, anno del blog). Tanto per chiarire, oggi ho fatto la quinta seduta di radioterapia e ho preso per la settima volta le pillole di chemio. E sto aggiornando questa cronistoria emotiva. Finalmente mi sono messo a scrivere. Ho cominciato domenica scorsa (di un anno fa).

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