Torino. Dopo la quattordicesima seduta di
radioterapia.
Lunedì (agosto 2016). Siamo alla seconda metà di queste sei
settimane. Venerdì scorso ho avuto l’ennesima crisi epilettica. La quarta della
“nuova” serie (cioè quelle dopo le due iniziali), sempre con convulsioni e senza perdita di coscienza. Caso vuole che queste crisi siano sempre più o
meno alla stessa ora, le 16/16.30. E sempre quando mi metto in testa di
studiare un po’ il contrabbasso. Sarà un caso? Sarà l’anima di Bottesini o di
Dragonetti che mi manda queste scariche in modo che non inizi nemmeno? Non so
dovrò investigare… Sabato poi, dopo che avevo finito di aggiornare il diario mi
sono messo le mani nei capelli e ho ritrovato le dita piene di, appunto,
capelli. Ho provato di nuovo e l’effetto è stato lo stesso. Tanto che ho
cominciato a capire. Stavo perdendoli. Di colpo, così, come le crisi
epilettiche, ti sorprendono e non lasciano scampo. Così ho cominciato a perdere
i capelli. E se per me è stato traumatico, non voglio nemmeno immaginarmi per
una donna cosa voglia dire alzarsi una mattina, mettersi le mani tra i capelli
e ritrovarsi come una gatta che perde i peli, con l’unica differenza che la
gatta ne ha altri sotto mentre a noi resta un buco. Ho optato subito per la
“pelata” totale. Sono andato da mia cognata che me li ha tagliati con la
macchinetta del marito. Mi sono lasciato la barba però, come un vero hipster
che per non mostrare le calvizie o la stempiatura da quarantenne che vuole fare
il giovane si taglia tutto e decide improvvisamente di seguire la moda, e
allora te lo vedi con quei ridicoli pantaloni col risvoltino, le bretelle (che
quando le portavo io ero uno “sfigato” mentre ora che vanno di moda se non le
porti lo sei) e camice abbottonate fino al collo. Ah dimenticavo gli occhiali,
che anche se non ne hai bisogno devi farteli fare, magari con dei semplici
vetri sopra, se no non sei cool. Ma vaffan-cool.
solo uno dei tre ha un cancro... quale?
Dopo questa parentesi, torniamo al discorso iniziale:
la prima metà di radioterapia più chemioterapia. Siamo alla quattordicesima
seduta, ho preso il temozolomide (la chemio) 21 volte (perché a differenza
delle radioterapie lo si prende anche il sabato e la domenica). Comincio a
risentirne fisicamente, soprattutto il venerdì e il sabato, con l’effetto
“accumulo” sono più stanco, dormirei tutto il giorno, la gamba è meno
“collaborante” e così anche la parola. Devo stare attento a quello che mangio,
per non avere nausee mangio sempre più controllato, evito il latte e i suoi derivati
(LSD…) e bevo, la mattina, latte d’avena. Che non è veramente latte, ma un
drink fatto con acqua, farina d’avena, e altri ingredienti che lo fanno
somigliare, anche se solo lontanamente, al latte. Sono passato a dei cereali
integrali, ho eliminato il caffè, ma sono rimasto ad un numero indefinibile di
biscotti, poiché nel frattempo mi hanno, per via delle crisi epilettiche,
raddoppiato la dose di cortisone, perciò ho una fame ancora maggiore di quella
che avrei solitamente essendo un “suonatore” (nell’albese si usa dire quando uno ha tanta fame che ha una fame da suonatore). Questa dose doppia di cortisone dovrebbe servire a ridurre l'infiammazione delle zone interessate dalla radioterapia e provare così a porre
freno a questa angosciosa routine di una crisi quasi settimanale.
Quindi, tutto sommato, ho fatto il giro di boa nel
migliore dei modi possibili, o per lo meno nel migliore dei modi che ci eravamo
immaginati. Sono contento. Stanco ma contento.
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